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Marco Bellagamba Stefano Sichel è nato nel 1950 a Vigolo Marchese di Castell’Arquato, un piccolo paese del piacentino, vero e proprio scrigno di tesori artistici dell’arte romanica e medievale.
Inizia l’attività artistica sotto la guida di Plinio Sidoli. Le sue prime opere hanno soggetti prevalentemente paesaggistici, tuttavia delineati attraverso una pittura tendente all’astrattismo; approda successivamente all’informale che è la sua cifra stilistica ormai da un trentennio.
È socio fondatore e promotore del Transvisionismo.
Alle prime esposizioni personali degli anni Ottanta, seguono quelle con il gruppo per il quale svolge un’intensa attività anche organizzativa; la sua galleria d’arte di Castell’Arquato diventa la sede ufficiale del movimento trasformandosi in “Transvisionismo Studio e Laboratorio d’Arte”, luogo dove gli artisti si incontrano, discutono e progettano la loro attività.

Opera di Stefano Sichel Opera di Stefano Sichel Opera di Stefano Sichel Opera di Stefano Sichel Opera di Stefano Sichel Opera di Stefano Sichel


L’ENERGIA SPLENDENTE DELLA LUCE
Il suo dipingerenon è cancellare l’attendibilità della figurazione, ma selezionare i colori della natura in una musicalità sinfonica, che coinvolge profondamente l’osservatore. Il blu è quindi il tono del cielo o, secondo la sua intensità, del mare; il rosso è il fuoco del tramonto; il giallo rappresenta il grano in un campo estivo. Da ragazzo Stefano Sichel è stato agricoltore ed è la sua memoria cromatica a rievocare oggi quel mondo, attraverso un’astrazione allusiva e potente. Quando ha cominciato a dipingere usava il pennello, ora utilizza molto la spatola. Sichel fa parte di quel gruppo numeroso di artisti che, per approdare alla ricerca informale, hanno iniziato sperimentando una chiave espressiva e una poetica immediatamente decifrabili, ma provvisorie, preparandosi alle successive sperimentazioni. Sichel era assai giovane quando ha iniziato ad approfondire la complessità dell’intingolo cromatico. Anche quando si applicava alla figurazione, evitava il disegno preparatorio sulla tela bianca. Disegnava piuttosto con il colore, con un’istintualità controllata dalla mente, che nulla concedeva al caso. Il colore rappresenta dunque l’alfabeto espressivo del suo messaggio: non a caso, trenta e più anni fa, guardava all’espressività figurativa di Van Gogh, che rappresentava il modello antinaturalista per eccellenza. Per comprendere la sua ricerca attuale, bisogna riandare a quel modo di concepire il paesaggio come impressione segnica e luminosa. Avvertiva della materia pittorica la sensualità aggressiva, la forza inevitabile che trasmettono le tinte forti, come i gialli, i rossi, blu e il nero antracite.
Stefano Sichel non prova nostalgia per la stagione di tre decenni fa, nella quale si dedicava a paesaggi e case di campagna, prima dell’approdo definitivo all’informale. Del resto la contemplazione della natura non è stata per lui solo un’ottima scuola di pensiero pittorico: essa persiste tuttora, nel messaggio odierno della sua ricerca visiva, come una presenza allusiva, e fonte ineludibile della materia multicromatica, che egli traccia mediante una gamma infinita di pigmenti, regolati dalla guida sapiente della sua mano e della sua mente. Questa presenza nell’assenza Sichel la conosce, l’avverte e la evoca con dovizia, e assai bene. Si direbbe trattenere a stento la commozione quando parla del profumo e dei rumori della campagna, così come sono struggenti i segni e segnali del suo cielo, delle sue colline. La sua ricerca informale non è quindi caos casuale, ma sinfonia di ricordi che si fa massa tonale sulla tela. I suoi quadri paiono a volte esprimere il movimento astratto dell’aria, la confusione cosmica di una grande vento. Da vero poeta della tavolozza, questo pittore sa cogliere le emozioni che ritornano alla luce dalla sua memoria come tanti ricordi, conservando l’arcana vibrazione che sulla superficie del lavoro diventa massa informale, musica e presenza. Ci troviamo di fronte quindi a una pittura fatta di volumi astratti, in gioioso movimento, dove il nero, che pure traccia limiti visivi e sottolineature, non prevale mai. Egli dietro la non forma, materia, carnale, involucro in attesa di risposte, nasconde i suoi sentimenti, le sue emozioni. Solo un osservatore attento recepisce pienamente il contenuto di questo involucri di colore che si tengono ben lontano da verità visibili. In verità queste masse, a volte persino folgoranti, che rifiutano la figurazione, appaiono come i soli mezzi espressivi possibili per accogliere e comunicare il suono e la felicità inafferrabile della natura. Nell’affrontare le ampie e
raffinate stesure cromatiche della sua pittura, Sichel evidenzia una gagliardìa gioiosa e, insieme, una sorta di ansia creativa.
Con amore del tutto esclusivo, egli intrattiene un rapporto quasi fisico con la materia stessa della pittura, manipolandola e impastandola per ottenere la particolare visionarietà dei suoi lavori, e per soddisfare il suo bisogno appassionato di luce, dove trasfonde tutta l’intensità e l’esuberanza del suo modo di concepire il sentimento del colore.

Prof. Paolo Levi

Critico e storico dell'arte



TRANSLATION



THE BRILLIANT ENERGY OF LIGHT
In his painting, Stefano Sichel retains, to some extent, the authenticity of figurative art, but he also selects the colours of nature in a musical symphony, thus deeply involving the viewer. Blue is the colour of the sky or, depending on its intensity, of the sea; red is the fiery sunset, and yellow represents corn in a summer field. As a boy, Stefano Sichel was a farmer and it is his memory for colours that today evokes that world, through an allusive but powerful abstract art. When he began painting he used a brush, but now he makes wide use of the spatula. He is a member of that large group of artists who, in their approach to informal painting,
started to experiment in an expressive manner and with a poetic quality that were both immediately decipherable, but temporary, in preparation for subsequent experimentations. Sichel was quite young when he started to study in depth the complexities of colour mixing. Even when he applied himself to figure painting, he avoided making a preparatory drawing on the white canvas. Rather, he drew with colour, using instinctive movements controlled by his mind, and leaving nothing to chance. Colour therefore represented the expressive alphabet of his message: it is no accident that, over thirty years ago, he looked to the example of the figurative expressiveness of Van Gogh, who represented the anti-naturalist artist par excellence. To understand his current work, we must go back to that way of conceiving the landscape as an impression of strokes and light. He noted the aggressive sensuality of the painting, the inevitable strength transmitted by the strong tones, such as the yellows, reds, blues and anthracite black.
Stefano Sichel feels no nostalgia for those times, thirty years ago, when he devoted himself to landscapes and country houses, before finally arriving at informal art. Anyway, the contemplation of nature was for him not just an excellent school of thought for painting: it still exists, with an allusive presence, in the message he conveys today in his visual work. It is the inevitable source of his multi-coloured painting, produced using an infinite range of pigments, wisely guided by his hand and his mind. Sichel is aware of this presence in absence; he recognises it and evokes it in abundance and with great skill. He seems to have difficulty in holding back the emotion he feels when he tells of the smell and sounds of the countryside, and the lines and signals of his sky and his hills have an agonising quality. His informal work is therefore not accidental chaos, but a symphony of recollections that make a mass of tones on the canvas. His paintings seem at times to express the abstract movement of the air, or the cosmic confusion of a great wind. This painter is a true poet of colours, able to grasp the emotions that come to light from out of his memory as a series of recollections, preserving the arcane vibration that becomes an informal mass, music and presence on the surface of the work. Thus we see painting made up of abstract volumes, in joyful movement, where black, although it outlines visual limits and underlines, is never very important. Behind the non-form, the material – sensual, envelopes awaiting answers - he hides his feelings and emotions. Only a careful observer will perceive to the full what these envelopes of colour contain, being far away from visible truths. At times even dazzling, and refusing figuration, these masses actually appear as the only possible expressive means to receive and communicate the sound and the unattainable happiness of nature. In tackling the broad, elegant spreads of colour in his painting, Sichel displays a joyful vigour, together with a sort of creative anxiety. He has an almost physical relationship with the painting material itself, with a love that is entirely exclusive; he kneads and manipulates it to obtain the unusual visionary quality of his works and to satisfy his passionate desire for light, which is imbued with all the intensity and exuberance of his way of conceiving the feeling of colour.

Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte



Studio: Transvisionismo Studio e Laboratorio d’Arte,
via Sforza Caolzio, 78 - 29014 Castell’Arquato, Piacenza
Tel. e Fax: 0523.806061 - Cell. 347.5278955