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Marco Bellagamba

Mario BERNARDINELLO (in arte M. Bernard) è nato nel 1933 a Lendinara in provincia di Rovigo. Frequenta i corsi serali all’Accademia di Belle Arti di Brera con i maestri Gino Moro e Contardo Barbieri. Espone in campo nazionale e internazionale da oltre quarant’anni con personali e mostre di gruppo.
Tra le più significative: Palazzo Estense di Lendinara (Rovigo), Suzzara, Nazionale di Broni, XXVI Biennale di Milano (Palazzo della Permanente), Palazzo Reale di Milano, Museo della Scienza e della Tecnica di Milano Leonardo da Vinci, La Rotonda di via Besana Milano, Palazzo del Capitano di Reggio Emilia, Fiera d’Arte di Padova, Arte Contemporanea Montecarlo, Internazionale di Jesolo, Palazzo Nervi Torino. Nel 1963 è cofondatore del Gruppo Artistico Lucania di Milano, ora Centro Artistico Milanese; dal 2000 aderisce alla corrente artistica Transvisionismo.
Tra le più recenti esibizioni: Berlino, Venezia, Barcellona, Padova, Milano, Trebur (Francoforte), Cecina, Castell’Arquato, Sanremo, Firenze. Saggi critici di: Campigli, De Grada, De Micheli, Mastrolonardo, Malaguzzi Valeri, Monteverdi, Passoni, Portalupi, Ponti, Rizzi, Segato e altri.

Opera di Mario Bernardinello Opera di Mario Bernardinello Opera di Mario Bernardinello Opera di Mario Bernardinello Opera di Mario Bernardinello Opera di Mario Bernardinello


IL TERRITORIO DELLO SPAZIO

Dai suoi spazi colmi di variazioni cromatiche si risale alla libertà interiore di un artista che procede nella sua elaborazione di forme informi, dove le masse di colore si dispongono in un finto caos, attraversato da segni ampi e spessi che fanno pensare a una scrittura arcaica. Emanano un forte fascino queste composizioni dense ed espressive, realizzate attraverso intrecci di rapide sciabolate. Eppure sotto le sue trame astratte Mario Bernardinello nasconde una certa nostalgia per la figurazione, annidata a livello inconscio e rimossa nell’esecuzione finale, ma in qualche misura ancora evocabile. In verità, egli è un informale che, nel corso degli anni è approdato a un gioco di tessiture, di segni e di campiture tattili, da cui emerge una sorta di visione non decifrabile, ma bizzarramente allusiva. Per il nostro pittore non esiste il reale, ma solo un presente che, proprio in quanto tale, si sottrae a qualunque definizione, essendo sfuggente e inafferrabile. Così, più che il presente, è senso dell’esistere che si riversa nelle sue tele, mandando un messaggio ermetico ma esplicito e risolutivo nella sua forma di paesaggio dell’anima. I contrappunti tonali dei suoi lavori, segnano itinerari non solo cromatici, ma anche narrativi, segnati da eventi che si intersecano nello spazio con inquietudine controllata, corpi informi che si incrociano e si sovrappongono creando dialettiche perfettamente equilibrate. Sono reticolati, cancellazioni, colpi di spatola, aperture e chiusure, ma non ferite, e neppure scontri drammatici, piuttosto accorgimenti tecnici che danno corpo a un messaggio fortemente espressivo, offrendosi a una percezione immediata, come quella di una pittura murale. A proposito di quest’ultima specifica tecnica pittorica, va citato l’ampio murale eseguito da Bernardinello a Codorago, che è opera monumentale dedicata ai Segni della memoria.
Osservando il lavoro di questo artista, si percepisce l’istintualità di composizioini che crescono su se stesse, via via che si compiono, superando l’accurata progettualità che gli ha dato l’avvio – progettualità che attiene e presiede alla preparazione del supporto, muro, tavola o tela che sia, delle sue opere polimateriche. Il modo di comporre di Bernardinello consiste nel creare una base intonacata, su cui si incorpora la pittura che ne acquisisce la rugosità grezza, realizzando quello che l’artista definisce supporto, preservando l’aspetto primario e gessoso del colore. In certi casi egli applica anche una velatura lucida protettiva che rende vivida la sostanza cromatica. Questi procedimenti plastici gli consentono una rappresentazione
una serie di frequenze ritmiche che si avvalgono degli effetti luminosi dovuti alle asperità delle superfici. I colori, le cui tonalità esplicano potenza e sapienza espressiva, sono guidati da ampie campiture sovrapposte. L’effetto visivo evoca quindi fughe prospettiche, anfratti bui, suggestioni notturne e espansioni solari. Il complesso itinerario cromatico e gestuale di questi lavori si fonda sullo sfruttamento di una scala cromatica dove prevalgono i toni caldi delle terre, che ben si adattano alla tipologia della sua espressione; non a caso il colore verde è praticamente sparito nei suoi lavori più recenti, e solo l’azzurro cielo si stende come un drappo sul rosso e sull’arancio, segnando volumi astratti e forme indefinibili, luoghi incerti dove sogno e mistero si coniugano in una sintassi a suo modo logica e convincente. Da alcuni anni ha abbandonato il colore ad olio per passare all’acrilico, che è sostanza assai più liquida, quindi più duttile nelle sfumature e più adatta alle sovrapposizioni cromatiche. Il processo di maturazione del suo linguaggio si è concentrato coerentemente soprattutto sull’affinamento delle vibrazioni e sulla concentrazione della sintesi tonale, pervenendo a un tutto pieno denso e magniloquente. Così come è calda e fertile la sua capacità di frantumare, di amalgamare, di raccontare l’invisibile, lavorando all’interno di uno spazio che tende a concentrarsi e a interiorizzarsi come luogo della memoria.

Prof. Paolo Levi

Critico e storico dell'arte



TRANSLATION



THE TERRITORY OF SPACE
From his spaces, full of chromatic variations, we get into the inner freedom of an artist who works by elaborating shapeless forms, where colour masses are arranged in a pretend chaos, crossed by broad, thick strokes that bring to mind some type of archaic script. These dense, expressive compositions, created with rapid, intersecting swathes, exude a strong charm. But underneath these abstract weavings, Mario Bernardinello hides a certain nostalgia for figure depiction, that lurks at an unconscious level and is removed in the final execution, but can still be detected to some extent. He is, in fact, a non-figurative artist who, over the years, has arrived at a mixture of interweavings, strokes and tactile backgrounds, from which a sort of undecipherable, but bizarrely allusive vision emerges. For this painter, reality does not exist, but there is only the present which, for the very reason that it is still “present”, is incapable of any definition, being fleeting and elusive. Thus there is a sense of existing – more than a sense of the present – that pours out of his paintings, sending a cryptic message, but one that is nevertheless explicit and decisive in its form of mindlandscape.
The tonal counterpoints in his works point the way through itineraries that are both chromatic and narrative, marked by events that intertwine in space with a controlled restlessness, with shapeless bodies that intersect and superimpose themselves on each other, creating perfectly balanced dialectics. They are grids, cancellations, strokes with the spatula, openings and closings - not wounds or dramatic clashes, but rather technical devices that give substance to a strongly expressive message, lending themselves to immediate perception, as with a mural painting. With regard to this latter painting technique, we should mention the large mural painted by Bernardinello at Codorago, the monumental work dedicated to the Segni della memoria.
Looking at this artist’s work, we perceive the instinctive quality of compositions that grow on themselves as they are painted, overtaking the careful planning which lies behind them. This planning phase involves preparing the support, whether wall, board or canvas, for his works, which employ several different materials. Bernardinello’s method of painting consists in creating a plaster base onto which the painting is incorporated, giving it the same raw, wrinkled texture: this creates what the artist defines as the support, and gives the paint its primary, chalky appearance. In some cases, he also applies a shiny protective coating, making the colours bright. These plastic procedures allow him to represent a series of rhythmical frequencies that use the light effects produced by the roughness of the surfaces. The colours, in tones that convey expressive power and ability, follow the broad, superimposed backgrounds. The visual effect, therefore, evokes flights of perspective, dark abysses, suggestions of the night and spreads of sunshine. The complex chromatic, gestural system in these works is based on the exploitation of a chromatic scale dominated by warm, earth colours, which adapt well to his type of expression; it is no accident that the colour green has practically disappeared from his more recent works, and only sky-blue is draped over the red and orange, creating abstract volumes and indefinable shapes, uncertain places where dreams and mystery are combined in a syntax that is logical and convincing in its own way. For several years now, he has abandoned oil paints for acrylic, which is a more liquid substance and therefore more ductile for colour shading and more suitable for superimposing colours. His language has gone through a process of maturation that has consistently concentrated on refining the vibrations and concentrating the tonal synthesis, arriving at a dense, rhetorical whole. And he has a passionate, fertile ability to break down, blend together, and tell of the invisible, working inside a space that tends to concentrate and interiorise itself as a place in the memory.

Prof. Paolo Levi
Critico e storico dell'arte



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